
corso giacomo matteotti, 58
faenza ra, italia
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tra segni e senso: una conversazione sul valore del design
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Jun 10, 2025
Comunicazione
Cosa significa davvero “dare forma a un’identità”? In questa intervista, durante una diretta radiofonica, racconto il mio approccio al design come gesto di ascolto e cura. Parlo di branding, di coerenza, di tutela, ma soprattutto del valore che si cela dietro ogni segno. Un’occasione per fermarsi e ritrovare il senso profondo del progettare.
“una forma di gentilezza”: ci racconti cosa significa per te questa definizione del design e come la applichi nei tuoi progetti?
Credo che oggi più che mai il design debba avere il coraggio della delicatezza. Viviamo in un mondo che ci chiede di essere veloci, visibili, performanti. Io ho scelto invece di coltivare un'altra via: quella dell'ascolto, della cura, della misura. Quando dico che il design è una forma di gentilezza, intendo che ogni scelta progettuale dovrebbe partire da un'intenzione rispettosa: non invadere, ma accompagnare. Nei miei progetti questo si traduce in coerenza visiva, in narrazione chiara, in atmosfere che sanno accogliere. Il design, per me, non è un abito da sera, è una seconda pelle che deve aderire all'identità autentica di chi lo indossa.
hai fondato "Design + Communication" per intrecciare creatività e strategia. Qual è stata la scintilla che ti ha spinta a creare questo studio?
La scintilla è stata la necessità di unire mondi che troppo spesso vengono separati: il pensiero creativo e la visione strategica, l'estetica e la tutela, la forma e il senso. Sentivo che mancava uno spazio in cui questi elementi potessero coesistere in modo armonico. "Design + Communication" è nato così: come uno studio, ma anche come laboratorio d'identità. Volevo che ogni progetto fosse solido, riconoscibile e protetto. Il mio lavoro non si ferma alla creazione del logo o del naming: accompagno le persone in un percorso, a volte lungo, fatto di scelte consapevoli. Ogni identità ha bisogno di radici per poter durare nel tempo.
come nasce il processo creativo dietro alla costruzione di un’identità di marca? Quali sono i primi passi che segui con un nuovo cliente?
Ascolto, osservo, faccio domande aperte. Cerco di cogliere non solo ciò che il cliente fa, ma il motivo per cui lo fa. La fase iniziale è spesso più introspettiva che operativa: è come mettere a fuoco una visione, prima ancora di darle una forma. Dopo questo primo ascolto, inizia il lavoro di analisi: contesto, concorrenza, linguaggi visivi esistenti. E solo dopo passo alla parte creativa, dove si traduce tutto ciò che è emerso in un sistema visivo coerente e riconoscibile. Ogni identità è come una storia: va raccontata con verità e con bellezza.
parli spesso di brand consistency: perché è così importante oggi e quali sono gli errori più comuni che le aziende commettono su questo fronte?
La coerenza è ciò che permette a un brand di farsi riconoscere nel tempo. Le persone si affezionano a ciò che sanno riconoscere. La brand consistency è questo: un filo conduttore tra tutte le espressioni del marchio, dai social ai materiali stampati, dalla voce ai colori. L'errore più frequente? La frammentazione. Cambiare stile, tono, immagine a seconda del canale. Ma un brand è un organismo unico, non un collage. La coerenza non è ripetizione: è armonia tra le parti. Quando c'è, si percepisce. E crea fiducia.
nei tuoi corsi parli anche di legalità e tutela del marchio. Quanto è importante, secondo te, coniugare creatività e conoscenza strategica e legale?
Molto. Troppo spesso la creatività viene vista come qualcosa di separato dal diritto o dalla strategia. In realtà, un'identità di marca è un patrimonio. Va protetta, valorizzata, tutelata. Nei miei corsi lo ripeto spesso: progettare è anche un atto di responsabilità perché bisogna anche evitare di ledere, magari inconsapevolmente, i diritti altrui. Non basta creare qualcosa di bello: bisogna assicurarsi che sia originale, difendibile, unico, che abbia una base giuridica solida. Solo dall'incontro tra creatività e competenza nascono identità forti.
come aiuti le persone a trasformare valori ed emozioni in progetti visivi concreti? Puoi raccontarci un caso che ti ha colpito particolarmente?
Lavoro molto su esercizi narrativi, mappe simboliche, ascolto attivo. Il design, per me, è una forma di traduzione: rende visibili valori che altrimenti resterebbero sospesi. Ricordo un cliente che è arrivato da me con una grande lucidità: "Mi sono reso conto che il mio brand potrebbe appartenere a chiunque. Non racconta nulla di me". Quella consapevolezza è stata il punto di partenza per costruire qualcosa di autentico. Abbiamo lavorato insieme per riportare alla luce la sua visione, il suo tono, la sua differenza. E alla fine, non è cambiata solo l'immagine: è cambiato il suo modo di comunicarsi. Più centrato, più coerente. Quando un cliente capisce che l'identità non è un esercizio estetico, ma un atto di verità, il design diventa davvero trasformativo.
lo storytelling è centrale nel tuo approccio: quanto conta saper raccontare bene la propria storia oggi e come lo fai emergere in modo autentico?
Oggi non basta dire "chi siamo": dobbiamo saperlo raccontare. Ma non con formule standardizzate. Il vero storytelling è quello che nasce dalla verità, che scava nel profondo. Ogni brand ha una storia unica. Il mio lavoro è aiutare le persone a vederla, a nominarla, a trasformarla in una narrazione coerente. Uso tanti strumenti: la parola scritta, certo, ma anche il colore, le atmosfere, i dettagli visivi le forme. Raccontare significa costruire un'esperienza, non solo un messaggio. E quando la storia è autentica, vince.
il tuo Spazio Creativo è descritto come un luogo vivo, dove le idee trovano voce. Che tipo di esperienze si vivono lì?
Il mio Spazio Creativo è un'estensione del mio modo di pensare: accogliente, curato, essenziale. Non è solo uno spazio, ma un luogo dove ci si può fermare, ascoltare, creare. Durante i workshop si lavora con il pensiero e con le mani. Si riflette, si sperimenta, si respira. Ogni dettaglio è pensato per facilitare l'emergere delle idee: la luce, i materiali, le fragranze, la musica. Chi entra nello Spazio Creativo sa che troverà tempo e attenzione. E forse anche una nuova consapevolezza su ciò che è, e su ciò che vuole comunicare.
Cosa significa davvero “dare forma a un’identità”? In questa intervista, durante una diretta radiofonica, racconto il mio approccio al design come gesto di ascolto e cura. Parlo di branding, di coerenza, di tutela, ma soprattutto del valore che si cela dietro ogni segno. Un’occasione per fermarsi e ritrovare il senso profondo del progettare.
“una forma di gentilezza”: ci racconti cosa significa per te questa definizione del design e come la applichi nei tuoi progetti?
Credo che oggi più che mai il design debba avere il coraggio della delicatezza. Viviamo in un mondo che ci chiede di essere veloci, visibili, performanti. Io ho scelto invece di coltivare un'altra via: quella dell'ascolto, della cura, della misura. Quando dico che il design è una forma di gentilezza, intendo che ogni scelta progettuale dovrebbe partire da un'intenzione rispettosa: non invadere, ma accompagnare. Nei miei progetti questo si traduce in coerenza visiva, in narrazione chiara, in atmosfere che sanno accogliere. Il design, per me, non è un abito da sera, è una seconda pelle che deve aderire all'identità autentica di chi lo indossa.
hai fondato "Design + Communication" per intrecciare creatività e strategia. Qual è stata la scintilla che ti ha spinta a creare questo studio?
La scintilla è stata la necessità di unire mondi che troppo spesso vengono separati: il pensiero creativo e la visione strategica, l'estetica e la tutela, la forma e il senso. Sentivo che mancava uno spazio in cui questi elementi potessero coesistere in modo armonico. "Design + Communication" è nato così: come uno studio, ma anche come laboratorio d'identità. Volevo che ogni progetto fosse solido, riconoscibile e protetto. Il mio lavoro non si ferma alla creazione del logo o del naming: accompagno le persone in un percorso, a volte lungo, fatto di scelte consapevoli. Ogni identità ha bisogno di radici per poter durare nel tempo.
come nasce il processo creativo dietro alla costruzione di un’identità di marca? Quali sono i primi passi che segui con un nuovo cliente?
Ascolto, osservo, faccio domande aperte. Cerco di cogliere non solo ciò che il cliente fa, ma il motivo per cui lo fa. La fase iniziale è spesso più introspettiva che operativa: è come mettere a fuoco una visione, prima ancora di darle una forma. Dopo questo primo ascolto, inizia il lavoro di analisi: contesto, concorrenza, linguaggi visivi esistenti. E solo dopo passo alla parte creativa, dove si traduce tutto ciò che è emerso in un sistema visivo coerente e riconoscibile. Ogni identità è come una storia: va raccontata con verità e con bellezza.
parli spesso di brand consistency: perché è così importante oggi e quali sono gli errori più comuni che le aziende commettono su questo fronte?
La coerenza è ciò che permette a un brand di farsi riconoscere nel tempo. Le persone si affezionano a ciò che sanno riconoscere. La brand consistency è questo: un filo conduttore tra tutte le espressioni del marchio, dai social ai materiali stampati, dalla voce ai colori. L'errore più frequente? La frammentazione. Cambiare stile, tono, immagine a seconda del canale. Ma un brand è un organismo unico, non un collage. La coerenza non è ripetizione: è armonia tra le parti. Quando c'è, si percepisce. E crea fiducia.
nei tuoi corsi parli anche di legalità e tutela del marchio. Quanto è importante, secondo te, coniugare creatività e conoscenza strategica e legale?
Molto. Troppo spesso la creatività viene vista come qualcosa di separato dal diritto o dalla strategia. In realtà, un'identità di marca è un patrimonio. Va protetta, valorizzata, tutelata. Nei miei corsi lo ripeto spesso: progettare è anche un atto di responsabilità perché bisogna anche evitare di ledere, magari inconsapevolmente, i diritti altrui. Non basta creare qualcosa di bello: bisogna assicurarsi che sia originale, difendibile, unico, che abbia una base giuridica solida. Solo dall'incontro tra creatività e competenza nascono identità forti.
come aiuti le persone a trasformare valori ed emozioni in progetti visivi concreti? Puoi raccontarci un caso che ti ha colpito particolarmente?
Lavoro molto su esercizi narrativi, mappe simboliche, ascolto attivo. Il design, per me, è una forma di traduzione: rende visibili valori che altrimenti resterebbero sospesi. Ricordo un cliente che è arrivato da me con una grande lucidità: "Mi sono reso conto che il mio brand potrebbe appartenere a chiunque. Non racconta nulla di me". Quella consapevolezza è stata il punto di partenza per costruire qualcosa di autentico. Abbiamo lavorato insieme per riportare alla luce la sua visione, il suo tono, la sua differenza. E alla fine, non è cambiata solo l'immagine: è cambiato il suo modo di comunicarsi. Più centrato, più coerente. Quando un cliente capisce che l'identità non è un esercizio estetico, ma un atto di verità, il design diventa davvero trasformativo.
lo storytelling è centrale nel tuo approccio: quanto conta saper raccontare bene la propria storia oggi e come lo fai emergere in modo autentico?
Oggi non basta dire "chi siamo": dobbiamo saperlo raccontare. Ma non con formule standardizzate. Il vero storytelling è quello che nasce dalla verità, che scava nel profondo. Ogni brand ha una storia unica. Il mio lavoro è aiutare le persone a vederla, a nominarla, a trasformarla in una narrazione coerente. Uso tanti strumenti: la parola scritta, certo, ma anche il colore, le atmosfere, i dettagli visivi le forme. Raccontare significa costruire un'esperienza, non solo un messaggio. E quando la storia è autentica, vince.
il tuo Spazio Creativo è descritto come un luogo vivo, dove le idee trovano voce. Che tipo di esperienze si vivono lì?
Il mio Spazio Creativo è un'estensione del mio modo di pensare: accogliente, curato, essenziale. Non è solo uno spazio, ma un luogo dove ci si può fermare, ascoltare, creare. Durante i workshop si lavora con il pensiero e con le mani. Si riflette, si sperimenta, si respira. Ogni dettaglio è pensato per facilitare l'emergere delle idee: la luce, i materiali, le fragranze, la musica. Chi entra nello Spazio Creativo sa che troverà tempo e attenzione. E forse anche una nuova consapevolezza su ciò che è, e su ciò che vuole comunicare.